Retropiede

14.05.2014 Caro Dr Forconi,

La ringrazio infinitamente per quanto da Lei fatto per rimettere in sesto la mia caviglia e il mio piede. Con esperta scienza e buona coscienza è riuscito a rimediare nel modo migliore e meno penalizzante al grave danno consolidato che mi aveva invalidato. Le mie attuali condizioni mi permettono una soddisfacente mobilità che cercherò di migliorare seguendo i suoi consigli. Oltre alla sua professionalità ho apprezzato molto anche la sua generosa disponibilità e il suo calore umano. Con stima e riconoscenza, cordiali saluti. L.V.

P.S. Non essendo portato alla sintesi, Le allego la cronistoria un po’ prolissa della mia vicenda : la modifichi, corregga e usi a sua discrezione anche senza anonimato, mi auguro che Le possa essere utile.

Il 3 maggio 2012 un banale incidente domestico mi ha procurato una grave frattura esposta alla caviglia sinistra. Ricordo che al pronto soccorso dell’ospedale di XXXXX ci sono stati commenti, non certo tranquillizzanti, del tipo : “In tutto l’Alto Lazio non si è mai vista una frattura simile”.….”Un caso del genere è da testo universitario”. Sono state fatte anche delle foto all’arto disastrato di cui, almeno una, è stata inviata dal Dr XXXXX al Dr Sessa. Sono stato quindi operato d’urgenza dai Dottori XXXXX e XXXXX per ridurre le fratture di tallone, tibia, perone e il dislocamento dell’astragalo. Durante il ricovero post-operatorio il Dr XXXXX mi informava di una futura eventuale necrosi dell’astragalo, rassicurandomi comunque sulla possibilità, nel caso, dell’inserimento di una protesi. Dopo mesi tra gesso, tutore e fisioterapia i miglioramenti sono stati solo nell’attenuazione dei dolori ma non nella funzionalità del piede che, nel tempo, ha mostrato un’accentuata flessione verso l’interno (tendenza al piede piatto) e una scarsa mobilità laterale. Era quindi assolutamente necessario cercare di porre rimedio a queste anomalie invalidanti. A fine aprile 2013 ho avuto modo di essere visitato presso il reparto di Ortopedia dell’Ospedale Fatebenefratelli dal Dr Sessa il quale, seduta stante, ha interessato al mio caso il Dr Forconi, lo specialista del piede. I rimedi prospettati sono stati due: uno di tipo conservativo, l’altro di bloccaggio definitivo (artrodesi). Il Dr Forconi, per mia fortuna, ha optato per il primo, spiegandomi esaurientemente, visti anche RX, TAC e RM, che bisognava ricucire un tendine (la cui rottura mi impediva di esercitare la pressione laterale del piede), segare pezzetto di tallone (?) per correggere la postura del piede e immettere un paio di viti per stabilizzare il tallone stesso. A fine maggio sono stato operato dal Dr Forconi con esito eccellente. Parziali miglioramenti erano già evidenti alla fine dell’estate. In seguito ho continuato con costanza a eseguire quotidianamente i prescritti esercizi fisioterapici. Le condizioni del piede e della caviglia sono progressivamente migliorate, tuttavia mi restavano ancora dei dubbi sull’eventualità della comparsa della necrosi dell’astragalo, sulla possibile esigenza di un altro intervento correttivo e sulla necessità di dover portare per sempre i plantari. All’ultima visita di controllo del 30 aprile 2014 le remore e i timori sono stati fugati dal Dott. Forconi che dopo attenta visita, viste le mie condizioni più che soddisfacenti, escludeva sia la necrosi, sia la necessità di un altro intervento e mi consentiva di abolire i plantari.

Luigi V.

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